Commento al Vangelo della II Domenica di Quaresima

"In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva.
Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!».
Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto."


Quello di questa seconda domenica di Quaresima è probabilmente un Vangelo che a prima lettura può spaventare, e la paura lo spavento sono sentimenti innegabilmente presenti in queste righe di Scrittura. Sono proprio i tre discepoli a svegliarsi con un senso di “paura” poiché vedono il loro maestro come trasformarsi, modificarsi nell’aspetto, mutare temporaneamente in qualcosa di non comprensibile, non descrivibile: in qualcosa di diverso da ciò che erano abituati a vedere.La paura è una sensazione che in forme e modi diversi tutti gli uomini hanno sperimentato, la paura nei confronti della propria fede è invece qualcosa di più riservato, che non tutti vivono o hanno vissuto proprio perché non tutti hanno o hanno avuto fede in una causa a loro a cuore, magari proprio la storia di salvezza dell’uomo. E quella dei discepoli è proprio questo tipo di paura nel momento in cui vedono Gesù conversare con i grandi profeti dell’Antico Testamento, è la paura di star vivendo un momento che passerà e la necessità è quella di fermare tutto, di costruire delle capanne per proteggere, riparare, una grazia che potrebbe non tornare mai più.L’Alleanza tra l’uomo e Dio è invece ciò che può proteggerci dalle ipocondrie delle situazioni transitorie della nostra vita, ma per farlo richiede una condizione: quella di fidarci che questa Alleanza è salda nel tempo perché è Dio che ha preso l’iniziativa. I cambiamenti delle cose delle tradizioni delle forme e anche delle persone all’interno delle fraternità non devono spaventare solo perché come una “nube” non rendono limpido l’immediato futuro, ma devono convincere ancor di più che le tenebre non prevarranno perché è sempre del Signore l’ultima parola in questo racconto. Osservare con occhi timorosi la “nube” può indurre l’uomo a offendere Dio proprio perché lo identifica con le sue forme, e sappiamo dalla storia che anche le forme più salde e le tradizioni che sembravano più inscalfibili dal tempo sono morte a vantaggio della storia che va e non si ferma mai. Peggio ancora: identificare l’amore di Dio verso una comunità con le tradizioni di quella comunità può portare l’uomo a odiare gli altri uomini per amore di Dio, o meglio per amore delle tradizioni precedentemente istituite. Inevitabilmente si cade nella tentazione di lasciare tutto, di isolarsi e non vivere la propria fede in comunione con gli altri. Gesù sale sul Tabor con tre discepoli e non da solo proprio perché gli interessava che lì ci fosse una una piccola truppa, un gruppetto, e con esso delle relazioni assolutamente umane come quelle di ognuno di noi. È nelle comunità che passa la paura, sono le fraternità il luogo voluto da Gesù Cristo per imparare a vedere la “nube” come luogo non di paura ma di gioia pura e di affidamento all’Alleanza col Padre. La Trasfigurazione di Gesù è proprio questo secondo noi: un inno alla mutabilità, un invito a non rendere forzatamente immutevole, tramite forme e tradizioni, ciò che invece è per natura mutevole, mutevole come i rapporti tra uomini, tra ragazzi, mutevole come la fede con tutti i suoi dubbi, come la vita con tutte le sue strade.La Trasfigurazione di Gesù è un invito, l’ennesimo, che Dio ci dona per fidarci di lui, per fidarci del fatto che è lui che guida, è lui che muove, è lui che aggiusta. È lui che ci ha mandato Gesù, è lui che ci ha insegnato, che ci ha donato gli uni gli altri e ci ha spiegato il nostro mondo come funziona e come cambia, è lui che ha mesciato i popoli, le culture e ha guidato tramite noi la bellezza, l’arte, la musica, la fantasia per guardare alle nubi e vederne sicurezza anche se le situazioni sotto i nostri piedi cercano equilibri nuovi. È lui che ha fatto e continuerà a fare, il nostro compito è quello di fidarci di lui e continuare a credere che vale la pena spendersi senza riserve nelle comunità in cui ci ha posto.

Lorenzo Magliulo, Paolo Urciuoli - Gruppo preghiera

Commenti

  1. Tutto è transitorio. Le nostre vite, le nostre Chiese, tutto è transitorio. Solo il Regno è eterno.

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  2. Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo!
    Facciamo che questo tempo di Quaresima sia un'occasione di ascolto della volontà di Dio su di noi, ritirandoci sul "monte" del silenzio e della preghiera.

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  3. Mi piace quando puntualizzi che tutto cambia nelle nostre fraternità e questo spaventa... Tuttavia le tenebre non prevarranno, perché è il Signore che ci guida e dobbiamo fidarci e affidarci a lui sempre.

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