Commento al Vangelo della IV Domenica di Pasqua

"In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola»."

Il vangelo di oggi ci propone la figura del Buon Pastore che si occupa della sue pecore con infinita tenerezza e le difende da ogni pericolo. In un mondo tanto lontano da quello rurale di un tempo, non è facile, per noi, capire il legame che esiste fra pecore e pastore. Le prime, infatti, riconoscono la voce del loro pastore e non seguirebbero mai una persona che non conoscono. Fra i due vi è un rapporto di fiducia e rispetto. Le pecore seguono il pastore, non perché ne temono la punizione, ma perché sanno che egli vuole solo il loro bene e le condurrà all’ovile caldo e familiare. Quest’immagine è per noi particolarmente confortante. Gesù si preoccupa di ognuno di noi e ci guida con dolcezza ed amore. Conosce i rischi del cammino, perché anche lui è stato uomo: ha affrontato le prove del dolore, la paura della solitudine e le insidie della tentazione. Perciò, ci viene incontro e ci sostiene con sollecitudine instancabile. Non ci costringe, perché vuole la nostra libertà, ma ci sta vicino e ci dona forza e il coraggio per seguirlo. Immagino, a volte, il suo volto luminoso, chino su ciascuno di noi quando inciampiamo, il suo sorriso amico e rassicurante. Dove ci conduce? Verso il Padre che nessuno ha mai visto. Ma non sappiamo già com’è il Padre se abbiamo visto lui? Gesù è il Dio che si fa vicino, non quello lontano, inaccessibile che punisce con fragore di tuono che l’uomo si è costruito fin dalle età più antiche. È lo scandalo del Dio-Uomo che arriva a morire per portare in salvo chi lo segue.


Salvatore Lombardi